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Onestà (non) intellettuale

Sono stretto fra due fuochi.
Da una parte ho l'inesorabile Mario Borghezio che se ne esce con l'apologia di Breivik, e se conosci il personaggio te lo aspetti pure.
Dall'altra rischio di ustionarmi con il Pd (vergogna sempiterna) che annuncia la volontà di partecipare al rifinanziamento della missione in Afghanistan, e se lo conosci lo eviti proprio.

In mezzo ci sono io, con l'arduo compito, imposto da un habitat artificiale basato su solide certezze, di sentenziare la mia preferenza. Un nazista ritardatario che mi sparerebbe guardandomi dritto negli occhi o un'accozzaglia di adolescenti che si sfonderebbe il cofano della macchina per farmi ammazzare di botte dal buttafuori del locale?

Niente da fare: il Pd non vince mai.
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A forza di essere vento

La tizia qua a fianco è Pamela Gellar e oggi, indossando per un attimo la crapa pelata di Roberto Saviano, voglio raccontarvi la sua storia.

Pamela Gellar ha un blog molto seguito in cui, fondamentalmente, parla male dei musulmani (o mussulmani, che dir si voglia) e dell'Islam in generale.
Pamela è infatti direttore esecutivo dell'AFDI (American Freedom Defense Initiative) e del SIOA (Stop Islamization Of America).

Venerdì 22 Luglio, non appena venne a sapere dei fatti di Oslo, la Gellar pubblicò immediatamente il post Jihad in Norway? (non più visibile), seguito a ruota dalla riproposizione di un articolo scritto di un mesetto prima: questo.
Pamela aveva fiutato la traccia, dunque, se non fosse che il destino sa come tessere gli eventi fino a piegarli negli scenari più inaspettati, a volte addirittura irriverenti.

Sabato 23 Luglio, ad esempio, si scopre che Anders Behring Breivik ha appena compiuto la più atroce strage di matrice non islamica del ventunesimo secolo, e che era un suo grande fan. E che era anche fan di un certo Fjordman, altro blogger anti-islamico apparso spesso sul blog di Pamela, tanto che alcune parti del manifesto del norvegese furioso sono riprese proprio da un suo scritto del 2006: quest'altro.
Non solo, quindi, l'autore della strage di Oslo è vagamente ariano e anti-islamico, ma addirittura conosceva e ammirava la bacchettona di turno, costantemente impegnata a richiamare l'attenzione dei cittadini americani verso la crudeltà dei seguaci di Maometto.

Certo, ultimamente sono state dette e scritte tante cose stupide, ad esempio si è parlato del fatto che gli arabi possono essere anche bianchi (conoscete qualche arabo negro?), della vigliaccheria dei laburisti che si sono fatti ammazzare senza reagire nonostante fossero in rapporto di 500 a 1 (figli dei fiori), e della rinuncia al multiculturalismo come unica soluzione possibile agli "incidenti" di questa natura (niente più razze, niente più razzismo: olè!).

Cose stupide, dicevo, e sarebbe altrettanto stupido affermare che quello che scrive la Gellar possa renderla colpevole in qualche modo dell'attentato o possa metterla in relazione diretta con Breivik. Se vogliamo credere che il perbenismo dilagante e la falsa morale strozzano continuamente la nostra meravigliosa ed irresistibile retorica, allora evitiamo di unirci al coro monotonale di cazzate che imperversa in questi giorni.
E' vero però che tra le tante interpretazioni possibili delle parole di scrittori, giornalisti e blogger come Pamela c'è anche Anders Behring Breivik, e questo cerchiamo di non dimenticarcelo più.
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Di David Lynch, grosso paraculo

David Keith Lynch è uno che fa film perchè si parli dei suoi film che la gente va a vedere perchè li ha diretti lui. Questa tautologia, come tutte le tautologie (e come i suoi film), non ha valore informativo, ok, ma serve per capire che ci vuole fede per credere in David Lynch.
Io, personalmente, non ne ho molta.
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